mercoledì 24 luglio 2013

Sindache d’Italia: tra ruolo istituzionale e conciliazione

Vi segnaliamo il seguente articolo tratto da 'Conciliazione Plurale'


Sindache d’Italia: tra ruolo 

istituzionale e conciliazione

di Laura Papetti

Il portale Comuniverso.it (iniziativa promossa da Ancitel – La rete dei Comuni italiani) sotto la voce “Sindaci d’Italia” riporta un’interessante sezione dedicata alle donne che ricoprono la carica di Sindaco.Nell’area “Le donne Sindaco” si trova un elenco puntuale di tutte le Sindache in carica. Si precisa il nominativo, il comune amministrato, il numero di abitanti e la data di nomina.Nell’area “Dati dei comuni con donne Sindaco” si trovano invece informazioni e dati interessanti.
Eccone un esempio: i Comuni italiani amministrati da una donna sono 940 (l’11,61% dei comuni italiani), il 7,6% della popolazione italiana.
La maggior parte dei Comuni amministrati da donne sono di piccole dimensioni: il 48,19% amministra, infatti, un Comune con meno di 2.000 abitanti.
Nell’area “Graduatorie province per donne Sindaco” si trova, invece, il totale dei Comuni presenti per singola provincia italiana e il numero di questi enti che ha a capo un sindaco donna.
Queste le tre province italiane con la percentuale più alta di Comuni amministrati da donne:
  • Gorizia, 8 donne su 25 Sindaci (il 32%);
  • Prato, 2 donne su 7 Sindaci (il 28,57%);
  • Ferrara, 7 donne su 26 Sindaci (il 26,92%).
La prima provincia lombarda che troviamo in graduatoria è Brescia con 41 donne su 206 Sindaci (il 19,90%).
Nelle prime dieci posizioni dominano le province dell’Emilia Romagna, regione italiana con più donne prime cittadine.
Questi dati mettono in rilievo una disparità di genere in termini di rappresentanza. Sarebbe interessante capire che cosa abbia portato queste donne a candidarsi, quanto incida la questione della doppia presenza (in alcuni casi può diventare persino una tripla presenza: famiglia, lavoro e impegno istituzionale-politico) nella scelta di candidarsi, considerando che i tempi della politica si caratterizzano principalmente come tempi maschili (riunioni serali e spesso fino a notte fonda).
Sarebbe ancora più interessante sapere quante donne non si candidano a questo ruolo per problemi di conciliazione.
Inoltre ci si potrebbe chiedere se il nostro paese, davanti ad eguale competenza, è ancora portato a scegliere un uomo come candidato a primo cittadino, retaggio di una cultura che vede ancora il genere maschile come quello più adatto a ricoprire ruoli di rappresentanza, responsabilità e potere.

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